Grand Parì è a cura di Simona Amelotti / Metacritikopera
Nata nel 1970 in Westfalia, in Germania, Philippine Schaefer si definisce volontariamente una “enfant sauvage”. L’artista ha studiato con Timm Ulrichs, Christian Boltanski, Marina Abramovic, Mona Hatoum, Graciela Iturbide e Georges Jean-Clos.
A poco a poco, dalla scultura passa alla performance, il corpo diventa il suo campo di esplorazione e la fotografia ne è la testimonianza.
Il corpo intrappolato tra soggettività e oggettività – un mondo interiore selvaggio e un mondo esterno civilizzato, di questa tensione / dialogo nascono le sue immagini. Il corpo qui esplode, esalta la violenza della sua rappresentazione liscia e pulita, soggetta agli stereotipi della nostra società.
Il corpo è l’interfaccia tra l’esterno e l’interno, tra il mondo visibile e invisibile, e funge da schermo.
Il video documenta le connessioni tra le forme di vita della materia e della memoria. Attraversando, dissolvendo, riproducendo i confini tra corpo e materia, l’artista compie un gesto demiurgico e un ascolto rituale. La pelle grida alla ricerca di un’altra pelle, una crosta protettiva, in un’azione interrogativa, viscerale, sulla natura della superficie. L’argilla soffia la sua partitura all’artista al ritmo con cui copre i piedi, le gambe, le braccia, il ventre, il petto. È l’argilla che afferra le mani di Philippine e conduce la vita transbiologica oltre le geometrie originali, native.