A partire dalla sua esperienza al Pigneto, Canevacci presenta l’ipotesi che le periferie romane costituiscano una costellazione in movimento, attraversata dai diversi e contrastanti flussi del paese metropolitano.
La dimensione “paesana” è data dalla persistenza di culture popolari più o
meno stabili, risultato di spostamenti dal centro o da altre aree nazionali. La caratteristica “metropolitana” è favorita da flussi che trasformano il periferico in centrale in senso cosmopolita: le professioni digitali decentrate da parte di giovani creativi (design, architettura, editing, pubblicità, ristorazione, pub, musica ecc.) e l’arrivo di emigranti, che lavorano su attività rifiutate dai residenti tradizionali.
Questi tre flussi differenti stanno trasformando le tradizionali nozioni di marginalità delle periferie in una diversa centralità urbana tutta da scoprire. Qui transita il paese metropolitano, più vitale e innovatore rispetto al centro ormai irrigidito tra troppi o non abbastanza turisti e residenti arroccati o risentiti.
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Massimo Canevacci “Periferie. Una costellazione di paesi metropolitani”
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