Di solito i giornalisti si accorgono delle periferie solo in due occasioni: quando votano al contrario di come dicevano i sondaggi o di come le stesse periferie votavano trent’anni fa; quando c’è qualche piccola o grande rivolta sociale (di solito contro i migranti), meglio se strumentalizzabile politicamente.
Allora partono i “safari”: il giornalista si arma di interesse etnico-folclorico e va a studiare per tre ore Tor Pignattara o Rogoredo, fuggendone all’imbrunire.
Altre volte non succede neppure questo perché la grande firma ritiene poco degna di lui la periferia.
Questo il quadro del rapporto giornali periferia oggi. Un panorama desolante, con qualche rarissima eccezione, da cui forse occorre ripartire.
Alessandro Gilioli, nato a Milano, ha iniziato a studiare giornalismo alla Columbia University di New York per poi completare la sua formazione alla Scuola di Giornalismo dell’Ordine di Milano (IFG).
Dopo aver lavorato a varie testate (Radio Popolare, Domenica del Corriere e l’inserto Sette) è stato vicecronista al Giornale di Montanelli, poi caporedattore all’Europeo, infine direttore di altri periodici.
Approda nel 2002 all’Espresso di cui dal 2018 è vicedirettore. Autore di numerosi libri, tra cui: Forza Italia: la storia, gli uomini, i misteri, Arnoldi 1994, prefazione di Gustavo Zagrebelsky, Premiata macelleria delle Indie, Rizzoli 2007, I nemici della Rete (con Arturo Di Corinto), Rizzoli 2010, prefazione di Stefano Rodotà, Chi ha suicidato il Pd, Imprimatur, 2013, Meglio se taci (con Guido Scorza), Baldini & Castoldi, 2015.
Ha inoltre scritto il testo teatrale “Servizi & Servitori: la vita, al tempo del lavoro a tempo” (2005, con Aldo Nove), ed è il coautore della sceneggiatura del film “H.O.T. Human Organ Traffic”, regia di Roberto Orazi (premio della critica “Ilaria Alpi” 2010).
Incontro a cura di Antonio Pavolini