Incontro a cura di Giorgio de Finis
Quando un omicidio a sfondo razzista, un femminicidio, una violenza dettata dall’omofobia o dalla transfobia si verificano in aree urbane dell’Italia che sono state consegnate all’opinione pubblica come spazi pericolosi e periferie degradate, la narrazione che accompagna la spiegazione di queste efferate discriminazioni è sempre la stessa: la periferia le produce perché i suoi abitanti non hanno cultura, sono arretrati e poveri; perché ci sono disoccupazione, dispersione scolastica e l’assenza del controllo dello Stato. Questo racconto delle periferie nasconde numerose insidie. È possibile colpevolizzare le periferie e considerarle luoghi dell’eccezione e dell’anormalità, se questa è la cultura a cui tutti noi apparteniamo e queste violenze si esercitano in tutta Italia?
È possibile evitare di chiedersi quali responsabilità hanno le istituzioni pubbliche, con le loro leggi, le loro politiche ed i loro discorsi?
È possibile ragionare di periferie senza considerare i rapporti di forza che influenzano il governo delle città?
Marianna Ragone è studentessa di International Relations dell’Università di Bologna.
Gennaro Avallone è ricercatore di sociologia dell’ambiente e del territorio presso l’Università di Salerno.