Quali abiti o scarpe disegnati e realizzati negli anni Ottanta e ancora prima possono essere oggi indossati senza apparire vecchi o fuori dal tempo?
Quanti mobili, case, o quartieri urbani di quello stesso periodo sono ancora oggi attuali?
Quasi tutti, potremmo dire. In questi anni le forme degli spazi abitabili non sono molto cambiate.
Ancor meno è cambiato il loro disegno e la maniera di progettarle.
Da più di cinquant’anni, la moda, la musica e l’architettura sembrano esprimere sempre le stesse aspirazioni, le stesse attese.
È possibile che siano rimaste così indifferenti ai grandi mutamenti tecnologici e sociali dell’ultimo mezzo secolo?
Raramente la distanza tra gestalt e zeitgeist è stata così drammatica.
È saltato il paradigma che lega l’estetica alla proiezione del tempo.
Si vive come in un eterno presente dove le forme sensibili e le loro rappresentazioni nello spazio solido non realizzano più un’idea di futuro.
Mosè Ricci (Università di Trento).
Benemerito della Cultura e dell’Arte Italiana dal 2003, è ordinario di Urbanistica e di Progettazione Architettonica, fondatore del Villard International Doctorate.
È stato Fulbright Scholar presso il GSD della Harvard University, USA, (1996-97) e Visiting Professor presso l’Universitad Moderna de Lisboa (2006-2007), la Technische Universitat di Monaco di Baviera (2008-2009), lo IAAC, Barcellona (2015) e al MAUD Ahens, dell’Università di Patrasso (2018).
È stato curatore per l’urbanistica e il paesaggio della Mostra RECYCLE al MAXXI, Roma, 2011. Dal 2000 al 2012 è direttore della collana BABEL (Meltemi e List editori).
Ha pubblicato diversi scritti tra i quali: Habitat 5.0 (Skira, 2019), New Paradigms (List, 2012), UniverCity (List 2010), iSpace (Meltemi, 2008), RISCHIOPAESAGGIO (Meltemi, 2003).
Dal 2020 è membro del comitato scientifico di Abitare la Terra.
È stato premiato in diversi concorsi internazionali di architettura e progettazione urbana e il suo lavoro progettuale con RicciSpaini AA è stato esposto in numerose mostre in Italia e all’estero e nel 2012 e nel 1996 alla Biennale di Architettura di Venezia.
Incontro a cura di Carmelo Baglivo